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      Egli allora, con una sottigliezza rimarchevole nell’abilità di suscitare i sentimenti popolari elementari, sviluppò un romanzo d’appendice a forti tinte che cominciava su per giú cosí: - la sera tale si riunirono al Caffè Faraglino Vincenzo Morello (Rastignac), il senatore Artom e un terzo che non ricordo, ecc., ecc.; la guerra era dovuta alla congiura di questi tre e ai denari di Barrère. - Ricordo d’aver visto alcuni operai che conoscevo come gente calmissima e temperata, coi capelli rizzati in testa, frenetici, uscire dalla sala, dopo la perorazione, in uno stato di eccitazione incredibile. Il giorno dopo la «Stampa» pubblicava un articolo non firmato, scritto da Ciccotti, in cui si sosteneva la necessità del blocco tra Giolitti e gli operai in tempo prima che l’apparecchio statale cadesse completamente nelle mani dei pugliesi di Salandra. Qualche giorno dopo la «Giustizia» di Reggio Emilia pubblicava il resoconto di una conferenza di Ciccotti a Reggio, dove aveva esaltato il prampolinismo, ecc. Ricordo che mostrai questo giornale ad alcuni «rigidi», i quali erano infatuati di Ciccotti e volevano si sostenesse (certo per istigazione del Ciccotti stesso) una campagna per dare l’«Avanti!» a Ciccotti. Nessuno ha studiato ancora a fondo i fatti di Torino dell’agosto ’17. È certissimo che i fatti furono spontanei e dovuti alla mancanza di pane prolungata, che negli ultimi dieci giorni prima dei fatti, aveva determinato la mancanza assoluta di ogni cibo popolare (riso, polenta, patate, legumi, ecc.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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