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      Lo Zamboni andò a Perugia col Bianchi e avrà sentito da lui questa versione dei contatti avuti tra il De Vecchi e il Bianchi il 27 ottobre.
     
     
      [La marcia su Roma.] Sulla marcia su Roma vedere il numero di «Gioventú Fascista» pubblicato per il nono anniversario (1931), con articoli molto interessanti di De Bono e Balbo. Balbo, tra l’altro, scrive: «Mussolini agí. Se non lo avesse fatto, il movimento fascista avrebbe perpetuato per decenni la guerriglia civile e non è escluso che altre forze che militavano, come le nostre, al di fuori della legge dello Stato ma con finalità anarchiche e distruttive, avrebbero finito per giovarsi della neutralità e dell’impotenza statale per compiere piú tardi il gesto di rivolta da noi tentato nell’ottobre del ’22. In ogni modo è certo che senza la Marcia su Roma, cioè senza la soluzione rivoluzionaria, il nostro movimento sarebbe andato incontro a quelle fatali crisi di stanchezza, di tendenze e di indisciplina, che erano state la tomba dei vecchi partiti». C’è qualche inesattezza: lo Stato non era «neutrale e impotente» come si è soliti dire, appunto perché il movimento fascista ne era il principale sostegno in quel periodo; né ci poteva essere «guerra civile» tra lo Stato e il movimento fascista, ma solo un’azione violenta sporadica per mutare la direzione dello Stato e riformarne l’apparato amministrativo. Nella guerriglia civile il movimento fascista fu in linea con lo Stato, non contro lo Stato, altro che per metafora e secondo la forma esterna della legge.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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