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      Poiché il sistema cosí costruito (protezionismo industriale e protezionismo agricolo) non può non essere insufficiente, esso si regge sul basso tenor di vita delle grandi masse, per la mancanza di materie prime (che non permette un grande sviluppo industriale) e per l’impossibilità di risparmio notevole, perché i margini sono inghiottiti dai ceti parassitari e manca l’accumulazione (nonostante il basso tenor di vita delle grandi masse). Cosí si spiega anche lo stento in cui vivono certe industrie esportatrici, come la seta, che si avvantaggerebbe enormemente dal basso prezzo dei viveri e potrebbe entrare in vittoriosa concorrenza con la Francia, alla quale l’Italia cede la materia prima (i bozzoli). Calcolare quanti bozzoli sono venduti all’estero e quanti trasformati in Italia, e calcolare la differenza che passa tra l’esportazione della seta lavorata e quella dei bozzoli grezzi. Altro calcolo per lo zucchero, che [è] piú protetto del grano, ecc. Analisi delle industrie d’esportazione che potrebbero nascere o svilupparsi sia nella città che nell’agricoltura, senza il sistema doganale vigente. Quando l’assenza di materie prime assurge a motivo di politica militarista e nazionalista (non certo imperialista, che è grado piú sviluppato dello stesso processo) è naturale domandarsi se le materie prime esistenti sono bene sfruttate, perché altrimenti non si tratta di politica nazionale (cioè di una intera classe), ma di una oligarchia parassitaria e privilegiata, cioè non si tratta di politica estera, ma di politica interna di corruzione e di deperimento delle forze nazionali.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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