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      Malgrado tanta "filosofia" in giro, è povero il loro interesse speculativo; la loro cultura si vien facendo di frammenti; poco discutono, poco si dividono fra di loro in gruppi e cenacoli cui sia segnacolo una idea filosofica o religiosa. Il tono verso i grandi problemi è di scetticismo, o di rispetto affatto estrinseco per coloro che li prendono sul serio, o d’adozione passiva di un "verbo" dottrinale». «In generale i meglio disposti spiritualmente sono gli studenti universitari piú poveri» e «gli agiati sono, per lo piú, irrequieti, insofferenti della disciplina degli studi, frettolosi. Non da loro verrà una classe spiritualmente capace di dirigere il nostro paese».
      Queste note del Lanzillo e del Lombardo-Radice sono l’unica cosa seria di tutta l’inchiesta, alla quale hanno d’altronde partecipato quasi esclusivamente professori di lettere. La maggior parte ha risposto con «atti di fede», non con constatazioni obbiettive o ha confessato di non poter rispondere.
     
     
      Il problema dei giovani. «I fascisti hanno vissuto troppo la storia contemporanea per avere l’obbligo di conoscere alla perfezione quella passata». Mussolini, prefazione a Gli Accordi del Laterano. Discorsi al Parlamento, Libreria del Littorio, Roma 1929.
     
      Nella «Civiltà Cattolica» del 20 maggio 1933 è dato un breve riassunto delle Conclusioni all’inchiesta sulla nuova generazione. (Estratto del fascicolo 28 del «Saggiatore», Roma, Arti grafiche Zamperini, 1933, in 8°, pp. 32). Si sa come tali inchieste siano necessariamente unilaterali, monche, tendenziose, e come di solito diano ragione al modo di pensare di chi le ha promosse.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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