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      Ma il luogo comune rovesciato rimane sempre un luogo comune, una banalità. Forse il luogo comune rovesciato è ancora piú banale del semplice luogo comune. Il bohémien è piú filisteo del mercante di campagna. Da ciò quel senso di noia che viene col frequentare certi circoli che credono essere di eccezione, che si pongono come una aristocrazia distaccata dal vivere solito. Il democratico è stucchevole, ma quanto piú stucchevole il sedicente reazionario che esalta il boia, e magari i roghi. Nell’ordine intellettuale Giovanni Papini è un grande fabbricatore di luoghi comuni rovesciati; nell’ordine politico erano tali i nazionalisti vecchio stile, come Coppola, Forges-Davanzati, Maraviglia, e specialmente Giulio De Frenzi. Nella stessa serie intellettuale è da porre il Farinelli col suo lirismo e pateticismo, che sono piú stucchevolmente pedanteschi che non gli scritti dello Zumbini. (L’espressione «luogo comune a rovescio» è impiegata da Turgheniev in Padri e Figli. Bazarov ne enuncia il principio cosí: «È un luogo comune dire che l’istruzione pubblica è utile, è un luogo comune al rovescio dire che l’istruzione pubblica è dannosa», ecc.).
     
     
      [Intelligenza a quintali.] Il culto provinciale dell’intelligenza e la sua retorica. Confrontare la lettera-prefazione di Emilio Bodrero alla rivista «Accademie e Biblioteche d’Italia», vol. 1, p. 5, dove si dice press’a poco che l’Italia «non ha nulla da esportare se non intelligenza». (Cfr.«il rutto del pievano» di Maccari). Nei libri di Oriani questo elemento è frenetico.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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