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      E non avviene questo assorbimento senza contrasto. L’Umanesimo dimostra che il «latino» è molto forte, ecc. Un compromesso culturale, non una rivoluzione, ecc.
     
      [La corrente popolare nel Rinascimento] Sarà da vedere il libro, molto lodato e apprezzato, di Domenico Guerri, La corrente popolare nel rinascimento. Un modo di porre la questione falsa è quello di Giulio Augusto Levi che, nella recensione del libro [di] Luigi Ponnelle e Luigi Bordet, San Filippo Neri e la società del suo tempo (1515-1595), traduzione di Tito Casini, prefazione di Giovanni Papini, Ediz: Cardinal Ferrari, (nella «Nuova Italia» del gennaio 1932), scrive: «Volgarmente si pensa che l’Umanesimo sia nato e cresciuto sempre nelle stanze dei dotti; ma il Guerri ha ricordato la viva parte che vi prese la piazza; io per la mia parte avevo già rilevato lo spirito popolare di quel movimento nella mia Breve storia dell’estetica e del gusto (2ª ed., 1925, pp. 17-18). Anche, e molto piú, la controriforma cattolica si pensa che sia stata opera di prelati e di principi, imposta con rigore di leggi e di tribunali; grande, ma uggiosa (cosí sembra ai piú), è rispettata e non amata. Ma se quel rinnovamento religioso fosse stato operato solo per via di costrizione, come sarebbe nata proprio in quel tempo, in terra cattolica, anzi in Italia, la grande musica sacra? Col terrore delle pene si piegano le volontà, ma non si fanno nascere opere d’arte. Chi vuol vedere quanta freschezza, vivacità, purezza, sublimità d’ispirazione, quanto amore di popolo ci fu in quel movimento, legga la storia di questo santo ecc. ecc.


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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