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      Che il movimento liberale sia riuscito a suscitare la forza cattolico-liberale e a ottenere che lo stesso Pio IX si ponesse, sia pure per poco, nel terreno del liberalismo (quanto fu sufficiente per disgregare l’apparato politico-ideologico del cattolicismo e togliergli la fiducia in se stesso) fu il capolavoro politico del Risorgimento e uno dei punti piú importanti di risoluzione dei vecchi nodi che avevano impedito fino allora di pensare concretamente alla possibilità di uno Stato unitario italiano.
      (Se questi elementi della trasformazione della tradizione culturale italiana si pongono come elemento necessario nello studio delle origini del Risorgimento, e il disfacimento di tale tradizione è concepito come fatto positivo, come condizione necessaria per il sorgere e lo svilupparsi dell’elemento attivo liberale-nazionale, allora acquistano un certo significato, non trascurabile, movimenti come quello «giansenistico», che altrimenti apparirebbero come mere curiosità da eruditi. Si tratterebbe insomma di uno studio dei «corpi catalitici» nel campo storico-politico italiano, elementi catalitici, che non lasciano traccia di sé ma hanno avuto una insostituibile e necessaria funzione strumentale nella creazione del nuovo organismo storico).
      Alberto Pingaud, autore di un libro su Bonaparte, président de la République italienne e che sta preparando un altro libro su Le premier Royaume d’Italie (che è già stato pubblicato quasi tutto sparsamente in diversi periodici), è tra quelli che «collocano nel 1814 il punto di partenza e in Lombardia il focolare del movimento politico che ebbe termine nel 1870 con la presa di Roma». Baldo Peroni, che nella «Nuova Antologia» del 16 agosto 1932 passa in rassegna questi scritti ancora sparsi del Pingaud, osserva: «Il nostro Risorgimento - inteso come risveglio politico - comincia quando l’amor di patria cessa di essere una vaga aspirazione sentimentale o un motivo letterario e diventa pensiero consapevole, passione che tende a tradursi in realtà mediante un’azione che si svolge con continuità e non s’arresta dinanzi ai piú duri sacrifici.


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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