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      Altro fatto notevole è l’aspetto particolare che ogni movimento assume nell’Italia Centrale, come una via di mezzo tra Nord e Sud: il periodo delle iniziative popolari (relative) va dal 1815 al 1849 e culmina in Toscana e negli Stati del Papa (la Romagna e la Lunigiana occorre sempre considerarle come appartenenti al Centro). Queste peculiarità hanno un riscontro anche successivamente: gli avvenimenti del giugno 1914 hanno culminato in alcune regioni del Centro (Romagna e Marche); la crisi che si inizia nel 1893 in Sicilia e si ripercuote nel Mezzogiorno e in Lunigiana, culmina a Milano nel 1898; nel 1919 si hanno le invasioni di terre nel Mezzogiorno e in Sicilia, nel 1920 l’occupazione delle fabbriche nel Settentrione. Questo relativo sincronismo e simultaneità mostra l’esistenza già dopo il 1815 di una struttura economico-politica relativamente omogenea, da una parte, e dall’altra mostra come nei periodi di crisi sia la parte piú debole e periferica a reagire per la prima.
      La relazione di città e campagna tra Nord e Sud può anche essere studiata nelle diverse concezioni culturali e atteggiamenti mentali. Come è stato accennato, B. Croce e G. Fortunato, all’inizio del secolo, sono stati a capo di un movimento culturale che, in un modo o nell’altro, si contrapponeva al movimento culturale del Nord (idealismo contro positivismo, classicismo o classicità contro futurismo). È da rilevare il fatto che la Sicilia si stacca dal Mezzogiorno anche per il rispetto culturale: se Crispi è l’uomo dell’industrialismo settentrionale, Pirandello nelle linee generali è piú vicino al futurismo, Gentile e l’attualismo sono anch’essi piú vicini al movimento futurista (inteso in senso largo, come opposizione al classicismo tradizionale, come forma di un romanticismo contemporaneo). Diversa è la struttura e l’origine dei ceti intellettuali: nel Mezzogiorno predomina ancora il tipo del «paglietta», che pone a contatto la massa contadina con quella dei proprietari e con l’apparato statale; nel Nord domina il tipo del «tecnico» d’officina, che serve di collegamento tra la massa operaia e gli imprenditori: il collegamento con lo Stato era funzione delle organizzazioni sindacali e dei partiti politici, diretti da un ceto intellettuale completamente nuovo (l’attuale sindacalismo di Stato, con la conseguenza della diffusione sistematica su scala nazionale di questo tipo sociale, in modo piú coerente e conseguente che non fosse possibile al vecchio sindacalismo, è fino a un certo punto e in un certo senso uno strumento di unificazione morale e politica).


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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