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      Un argomento interessante, che è stato accennato dal Gioberti (nel Rinnovamento per es.) è quello delle possibilità tecniche della Rivoluzione nazionale in Italia durante il Risorgimento: quistione della capitale rivoluzionaria (come Parigi per la Francia), della disposizione regionale delle forze insurrezionali, ecc. L’Omodeo critica il Rosselli per non aver indagato l’organizzazione meridionale, che non doveva essere tanto inefficiente nel 1857, se nel 1860 fu sufficiente a immobilizzare le forze borboniche, ma la critica non pare molto fondata. Nel 1860 la situazione era completamente mutata e bastò la passività per immobilizzare i Borboni, mentre nel 1857 la passività e i quadri sulla carta erano inefficienti. Non si tratta dunque di confrontare l’organizzazione del ’60 con quella del ’57, ma le diverse situazioni specialmente «internazionali». È probabile anzi che come organizzazione nel ’60 si stesse peggio che nel ’57 per la reazione avvenuta.
      Dalla recensione dell’Omodeo è opportuno citare questo brano: «Il Rosselli si entusiasma della maggiore ricchezza dei programmi. Ma il programma, riferito a un’ipotetica situazione futura, è spesso un ingombrante e inutile bagaglio: ciò che sopra tutto importa è la direzione, non la materiale specificazione delle opere. Abbiam veduto tutti quel che valevano i programmi per il dopoguerra, studiati quando non si sapeva ancora come si sarebbe usciti dal cimento, in quali stati d’animo, con quali bisogni incalzanti! Falsa concretezza, perciò, al disotto della indeterminatezza tanto rimproverata al Mazzini.


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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