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      Risorgimento e Rinnovamento nel Gioberti. È da vedere la distinzione che il Gioberti fa tra «Risorgimento» e «Rinnovamento», tra la situazione prima del ’48 e dopo il ’48, sia interna - rapporti tra i vari Stati italiani e le classi sociali italiane - sia internazionale, della posizione dell’Italia nel complesso dei rapporti tra gli Stati europei e le forze politiche di questi Stati.
     
      I moderati toscani. Confrontare la conferenza di Mario Puccioni, Uomini del Risorgimento in Toscana, pubblicata nella «Miscellanza storica della Valdelsa» riassunta nel «Marzocco» del 15 novembre 1931. L’attività apologetica del Puccioni a favore dei moderati toscani è un tratto interessante della cultura toscana moderna: dimostra come ancora sia instabile la coscienza nazionale del ceto dirigente toscano e la sua «dignità e prestigio» discussi. I moderati toscani trovarono aiuto e adesione soltanto nella borghesia colta, nella piccola possidenza e nel popolo della città: l’aristocrazia con la classe agricola rappresentò l’assenteismo e il quietismo. «Scoppiata (!) la rivoluzione, fu provvidenziale che la sera del 27 aprile Ubaldino Peruzzi accettasse di far parte del triunvirato, rassicurando i timidi del granducato e le diplomazie, tutte avverse al movimento, che sotto di lui non si sarebbero ripetuti gli eccessi del 1849». Cosa c’è di «nazionale» in tutto ciò? I moderati erano espressione, dunque, dei «timori» dell’aristocrazia e della gente per bene che aveva paura degli «eccessi» e delle diplomazie; cosa c’è di «nazionale» in questa espressione?


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Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





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