Pagina (246/341)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Una causa è da ricercare nei processi che seguirono il tentativo di rivolta militare del ’21 in Piemonte e altrove: differenza di atteggiamento tra soldati e ufficiali; i soldati o tradirono spesso o si mostrarono molto deboli dinanzi ai giudizi nell’istruzione dei processi.
      Atteggiamento di Mazzini prima e dopo l’insurrezione del febbraio 1853 a Milano; dopo il 1853 sono da vedere le sue istruzioni a Crispi per la fondazione di sezioni del Partito d’Azione in Portogallo, nelle quali si raccomanda di mettere un operaio in ogni comitato di tre.
     
      Nel «Marzocco» del 30 settembre 1928 è riassunto, col titolo La Serenissima meritava di morire?, un opuscolo miscellaneo di Antonio Pilot (Stabil. Grafico U. Bortoli), in cui si estraggono, da diari e memorie di veneziani, opinioni sulla caduta della Repubblica Veneta.
      La responsabilità del patriziato era idea fissa delle classi popolari. L’ultimo doge, Lodovico Manin racconta in certe sue Memorie: «La cosa arrivò al grado che, passando un giorno per una corticella a San Marcuola, una donna, conosendomi, disse: “Almeno venisse la peste, che cosí moriressimo noi altre, ma morirebbero anche questi ricchi che ci hanno venduti e che sono cagione che moriamo di freddo e di fame”». Il vecchio desistette dalla passeggiata e si ritirò. Il Bertucci Balbi-Valier in un sonetto intitolato I nobili veneti del 1797 non tradirono la Repubblica, scrive: «No, no xe vero, i nobili tradio - No ga la patria nel novantasete» (ciò che significa quanto profonda fosse la convinzione e come si cercasse di combatterla).


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il Risorgimento
di Antonio Gramsci
pagine 341

   





Piemonte Mazzini Milano Crispi Partito Azione Portogallo La Serenissima Antonio Pilot Stabil Bortoli Repubblica Veneta Lodovico Manin Memorie San Marcuola Bertucci Balbi-Valier Repubblica