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      Il Medioevo cristiano si è venuto sempre meglio rivelando come l'integratore e il continuatore della civiltà romana di cui era apparso invece, ai letterati, l'esecrabile becchino.
      Una grande affermazione di civiltà non si compie in un anno, o in sei mesi. Perciò i suoi fautori devono rinunziare all'azione? La storia ha bisogno di martiri e di sconfitti, come di trionfatori: si nutre del sangue degli eroi e del sacrifizio anonimo delle moltitudini. Chi può giudicare volta a volta una sconfitta e una vittoria, un sacrifizio e una corbelleria? Ma di leggeri e imbecilli è abitato il mondo piú che di intelligenti e di uomini seri. E l'oggi, il bisogno dell'oggi, costringe all'ingiustizia, alla avventatezza, al sogghigno beffardo. È inutile ogni rimprovero. Solo dopo il fatto compiuto riconosciamo il merito. Molti borghesi imprecano ancora al giacobinismo francese della Grande Rivoluzione, e non sono ancora convinti che senza quella violenza, senza quelle mostruose ingiustizie, senza aver versato il sangue anche innocente, essi ancora sarebbero servi, e le loro mogli sarebbero state le sgualdrine dei signori feudali prima di essere loro mogli.
      Armonie nuove si formano, sintesi di vita piú elevata e umana. Le opinioni si trasformano sotto il pungolo delle necessità impellenti, si avvicinano a un'idea già disprezzata, perché non compresa, perché non ambientata politicamente. Conversioni si verificano senza documenti logici del trapasso.
      Sono prima pochi individui, che vibrano sotto l'impressione di correnti ideali che la grande massa non accoglie.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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