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      Ora Papini esalta in Wilson proprio il puritanesimo, l'essere professore, l'essere un predicatore di princípi e massime morali, e lo avvicina ai piú grandi uomini di Stato della storia: al magnifico Lorenzo de' Medici, a Marco Aurelio, a Federico il Grande, a Giulio Cesare, uomini di pensiero e d'azione, ideologi e realizzatori.
      Il riconoscimento dell'utilità storica dei massimalisti russi, meglio, del massimalismo russo, non poteva certo venire ora, subito; probabilmente non verrà neppure durante il decorso della guerra e subito dopo l'avvento della pace. Eppure noi sentiamo che esso è immancabile, che al massimalismo russo la storia riserva un posto di prim'ordine, superiore a quello dei giacobini francesi di quanto il socialismo è superiore alle ideologie borghesi.
      Il massimalismo è la Russia martire, è il sacrifizio di una nazione a un'idea, perché essa non muoia e salvi l'umanità del mondo. Il martirio della Russia ha chiarito già molte menti, ha elevato il livello politico delle nazioni, ha fatto trionfare già alcuni di quei principi coi quali gli Stati dovranno fare i conti nel conchiudere la pace. L'avvenire delle nazioni e dei popoli dovrà ai massimalisti russi le maggiori garanzie di pace che certamente saranno assicurate. I massimalisti russi hanno trovato una nazione esaurita, disorganizzata, in completo sfacelo. Hanno per sei mesi arginato questo sfacelo, hanno fatto rendere all'umanità russa ciò che solamente poteva rendere: una luce ideale abbagliante, che ha rinvigorito molti spiriti, che ha fatto ritrovare la coscienza a moltitudini sperdute nella cecità della frenesia guerriera.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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