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      Le idee, i principi, l'intransigenza ideale divengono cosí concretezze storiche, anche se immediatamente non fanno abdicare un monarca o vincere una battaglia.
      Le due facce di Carlo Marx (storicismo e misticismo) che diventano i due termini del dissidio socialista, sono un'amplificazione retorica. Lo storicismo concreto di Marx è pura serietà di studioso, che ricerca i documenti del passato. Questi documenti sono definitivi, e lo studio ha il fine della verità, della ricreazione della storia, non della sua creazione. La concretezza in questo caso significa solo assenza di tutte le passioni, di tutte le energie, che non siano quelle necessarie per la ricerca, per la ricostruzione del passato, nel suo assestamento in una determinata forma d'equilibrio. Non sarebbe concreto Marx neppure in questo caso, se il concretismo fosse quale l'immagina il «simpatizzante». La storia, anche del passato, deve servirsi di schemi pratici, di idee generali, deve astrarre dai singoli individui, concretezza massima, e studiare l'attività tendenziale delle forze sociali costituite, consciamente o inconsciamente. Il «simpatizzante», invece, se fosse coerente con tutto il suo concretismo, dovrebbe ridurre la storia a un atomismo individuale; egli è un empirico, non un politico storicista, e la sua dimostrazione ha apparente robustezza, ma è viziata da un intimo astrattismo polverizzatore e scettico.
      Marx irride le ideologie, ma è ideologo in quanto uomo politico attuale, in quanto rivoluzionario. La verità è che le ideologie sono risibili quando sono pura chiacchiera, quando sono rivolte a creare confusioni, ad illudere e asservire energie sociali, potenzialmente antagonistiche, ad un fine che è estraneo a queste energie.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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