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      E un sottinteso domina, sovrano, ammaliatore, affascinante per il fatto stesso che è inespresso, ma pare che i periodi secchi e nervosi ne diventino turgidi di misteriosi significati: è la risoluzione della guerra, il problema della pace che si vuole insinuare possa essere risolto da un pateracchio parlamentare. È il motivo dominante, questo che è taciuto. Si spera per esso, specialmente per esso, di creare nel proletariato uno stato d'animo di disagio intellettuale, un ottundimento del senso critico di classe che porti a una pressione sugli organi direttivi del partito e faccia ottenere, se non addirittura un consenso entusiastico e neppure freddo alla alleanza, per lo meno uno scioglimento provvisorio del gruppo parlamentare dall'obbligo della disciplina. Ciò che importa è l'azione parlamentare, il voto che faccia andare al potere i giolittiani. L'intervento diretto del proletariato viene esorcizzato: l'esempio della Russia e della miserevole fine della borghesia antizarista, travolta dall'ondata sopravveniente della furia popolare, spaventa queste anime pavide di democratici trogloditi, di parassiti, usi solo a rodere in segreto le casse dello Stato e a distribuire leggine e favori cosí come i frati distribuiscono brodo di lasagne alla pezzentaglia tignosa.
     
     
      Realismo ed empirismo
     
      La concezione che La Stampa impresta ai relativisti è puerile, in fondo, anche teoricamente. La collaborazione non può essere giustificata né con ragioni contingenti, né con teorizzazioni logiche. È un errore storico, ed è un errore logico.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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