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      Se non vorranno, siccome nessun partito da solo è capace di reggersi, sorgerà una crisi perenne e pericolosa, in cui il proletariato, saldo e compatto, accelererà la sua ascesa e la sua evoluzione.
      L'intransigenza non è inerzia, perché obbliga gli altri a muoversi ed operare. Essa è basata non su stupidaggini, come abilmente insinua La Stampa: è una politica di principi, è la politica del proletariato consapevole della sua missione rivoluzionaria di acceleratore della evoluzione capitalistica della società, di reagente che chiarifica il caos della produzione e della politica borghese, che costringe gli Stati moderni a continuare nella naturale loro missione di disgregatori degli istituti feudali che emergono ancora, dopo il naufragio delle vecchie società, impacciando la storia.
      L'intransigenza è il solo modo di essere della lotta di classe. È il solo documento che la storia si sviluppa e crea valori solidi, sostanziali, non «sintesi privilegiate», sintesi arbitrarie, confezionate di comune accordo tra la tesi e l'antitesi che hanno fatto comunella insieme, come l'acqua e il fuoco di buona memoria.
      Legge suprema della società capitalistica è la libera concorrenza tra tutte le energie sociali. I commercianti si contendono i mercati, i ceti borghesi si contendono il governo, le due classi si contendono lo Stato. I commercianti tendono a crearsi il monopolio attraverso la legge protettiva. I ceti borghesi vogliono, ognuno per sé, monopolizzare il governo, asservendo alla propria fortuna le energie incatenate della classe che è fuori della concorrenza governativa.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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