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      I settimanali socialisti s'adattano al livello medio dei ceti regionali ai quali si rivolgono; il tono degli scritti e della propaganda deve però sempre essere un tantino superiore a questa media perché ci sia uno stimolo al progresso intellettuale, perché almeno un certo numero di lavoratori esca dall'indistinto generico delle rimasticature da opuscoletti, e consolidi il suo spirito in una visione critica superiore della storia e del mondo in cui vive e lotta.
      Torino è città moderna. L'attività capitalistica vi pulsa col fragore immane di officine ciclopiche che addensano in poche migliaia di metri quadrati diecine e diecine di migliaia di proletari. Torino ha piú di mezzo milione di abitanti; la umanità vi è divisa in due classi con caratteri di distinzione quali non esistono altrove in Italia. Non abbiamo democratici, non abbiamo riformistucci fra i piedi. Abbiamo una borghesia capitalistica audace, spregiudicata, abbiamo organizzazioni poderose, abbiamo un movimento socialista complesso, vario, ricco di impulsi e di bisogni intellettuali.
      Crede il compagno Prampolini che a Torino i socialisti debbano fare la propaganda imboccando la zampogna pastorale, parlando idillicamente di bontà, di giustizia, di fraternità arcadica? Qui la lotta di classe vive in tutta la sua rude grandiosità, non è una finzione retorica, non è una estensione dei concetti scientifici e antiveggenti a fenomeni sociali ancora in germe e in maturazione.
      Certo anche a Torino la classe proletaria si integra continuamente di nuovi individui, non elaborati spiritualmente, non capaci di comprendere tutta la portata dello sfruttamento cui sottostanno.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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