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      Divenuto consapevole di questa verità originaria, lo spirito critico la accetta come necessità ineluttabile, fa di essa la base di ogni suo ragionamento, e scaccia, come inferiori, come privi di ogni fecondo risultato, tutti gli elementi che non rientrino in quella verità, che non servano a darle efficienza umana, a farla diventare motivo di storia, perché incarnatasi negli individui che vivono e lottano.
      I socialisti (e parliamo di quelli che del socialismo hanno fatto tutt'uno con la loro vita interiore, di quelli nei quali l'idea socialista ha fecondato tutte le attività, quelle intellettuali, quelle morali e quelle estetiche) si propongono sul serio il fine di instaurare la civiltà comunista. A questo fine subordinano tutte le azioni loro, per questo fine si educano, per questo fine intrecciano relazioni col mondo in cui sono immersi. I loro affetti, i loro sentimenti, gli echi inconsci dell'istinto, vengono subordinati continuamente da loro a questo fine. Si preoccupano di trovar sempre e di mettere in chiarezza uno stretto legame tra ogni atto che compiono e questo fine, una dipendenza necessaria tra ogni atto e questa loro indomabile volontà. Non vogliono essere imbroglioni in politica come non vogliono esserlo nella vita privata, non vogliono essere dilettanti nella fede socialista come non vogliono esserlo negli studi, nell'arte, nel mestiere che professano.
      Per questi socialisti l'intransigenza è tutt'uno con la serietà morale ed il galantomismo.
      Vogliono essere forti per vincere: vogliono che il partito al quale aderiscono, la classe alla quale appartengono siano forti per vincere.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279