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      Ma se nel piano politico, in cui operano pochi individui rappresentativi, il cattolicismo come gerarchia autoritaria trionfa clamorosamente dello Stato laico e dell'ideologia liberale, nell'intimità sociale i fatti si svolgono molto differenti. Il fattore economico reagisce potentemente sulla compagine della società italiana; il capitalismo inizia la dissoluzione dei rapporti tradizionali inerenti all'istituto familiare e al mito religioso. Il principio d'autorità viene scosso dalle fondamenta: la plebe agricola diventa proletariato e aspira, sia pur confusamente e vagamente, alla sua indipendenza dal mito religioso: la gerarchia ecclesiastica, nei suoi ordini inferiori, si vede costretta a prendere posizione nella lotta di classe delineantesi con sempre maggiore intensità e distinzione.
      Nel seno del cattolicismo sorgono le tendenze modernistiche e democratiche come tentativo di comporre, nell'ambito religioso, i conflitti emergenti nella società moderna. La gerarchia ecclesiastica resiste e dissolve d'autorità la democrazia cristiana, ma il suo prestigio e la sua forza si piegano dinanzi alle incoercibili necessità locali degli interessi intrecciatisi al mito religioso: essa disperde i piccoli campioni della Riforma, ma la sostanza del fenomeno che dipende dallo sviluppo della produzione capitalistica, anche se attenuata e irrigidita nella sua spontaneità storica, permane tuttavia e opera fatalmente. I cattolici esplicano un'azione sociale sempre piú vasta e profonda: organizzano masse proletarie, fondano cooperative, mutue, banche, giornali, si tuffano nella vita pratica, intrecciano necessariamente la loro attività all'attività dello Stato laico e uniscono col far dipendere dalla fortuna di esso le fortune dei loro interessi particolari.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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