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      Problemi morali e lotta di classeProseguire nella lotta
      I due fascismiLegalità
      Al lavoroLa sconfitta della Fiat
      Aprile e settembre 1920
      I piú grandi responsabili
     
     
      Scritti politici
     
      II
     
     
      20-21 luglio(1)
     
     
      Lo sciopero generale del 20-21 sarà eminentemente rivoluzionario. Non perché esso riuscirà a rovesciare lo Stato capitalistico (abbiamo dimostrato che la conquista dello Stato da parte dei proletari avverrà solo quando gli operai e i contadini avranno creato un sistema di istituzioni statali capaci di sostituire le istituzioni dello Stato democratico-parlamentare), ma perché inizierà un periodo di profondi rivolgimenti nella struttura economica attuale. La crisi del dopoguerra si inizierà il 20-21. Finora i capitalisti, premuti dal governo, hanno concesso facilmente: hanno acconsentito a mantenere la produzione su un piano antieconomico per evitare la disoccupazione e la rivolta dei disperati. Non vorranno piú continuare, non potranno piú continuare. Lo sciopero diventerà la giustificazione di tutta una serie di misure di polizia industriale tendenti a ridare alla produzione la capacità di esprimere un profitto sicuro e abbondante. E naturalmente i giornali addosseranno ai socialisti rivoluzionari la responsabilità dei licenziamenti e delle serrate, e cercheranno di rompere la formidabile unità del proletariato.
      È necessario quindi realizzare durante lo sciopero il massimo di disciplina e di compattezza. Lo sciopero deve terminare alla mezzanotte del 21. Gli operai comunisti devono essere l’elemento coesivo di questa disciplina e di questa compattezza; nessuno può dubitare che essi non siano rivoluzionari, che essi siano dei «pompieri». Gli operai comunisti sanno che un movimento insurrezionale, oggi, significherebbe solo un rafforzamento dell’istituto parlamentare, e una repressione feroce nelle città rivoluzionarie simile alle repressioni di Noske a Berlino, di Mannerheim in Finlandia, di Hoffman a Monaco di Baviera.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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