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      Oggigiorno l’operaio dell’officina e il contadino delle campagne, il minatore inglese e il mugik russo, i lavoratori tutti del mondo intiero, intuiscono in modo piú o meno sicuro, sentono in modo piú o meno diretto quella verità che uomini di studio avevano previsto, e di cui vengono acquistando certezza sempre maggiore, quando osservano gli eventi di questo periodo della storia dell’umanità: siamo giunti al punto in cui la classe lavoratrice, se vuole non venir meno al compito di ricostruzione che è nei suoi fatti e nella sua volontà, deve incominciare a ordinarsi in modo positivo e adeguato al fine da raggiungere.
      E se è vero che la società nuova sarà basata sul lavoro e sul coordinamento delle energie dei produttori, i luoghi dove si lavora, dove i produttori vivono e operano in comune, saranno domani i centri dell’organismo sociale e dovranno prendere il posto degli enti direttivi della società odierna. Come, nei primi tempi della lotta operaia, l’organizzazione per mestiere era quella che meglio si prestava agli scopi di difesa, alle necessità delle battaglie per il miglioramento economico e disciplinare immediato, cosí oggi, che incominciano a delinearsi e sempre maggior consistenza vengono prendendo nelle menti degli operai gli scopi ricostruttivi, è necessario sorga, accanto e in sostegno della prima, una organizzazione per fabbrica, vera scuola delle capacità ricostruttive dei lavoratori.
      La massa operaia deve prepararsi effettivamente all’acquisto della completa padronanza di se stessa, e il primo passo su questa via sta nel suo piú saldo disciplinarsi, nell’officina, in modo autonomo, spontaneo e libero.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334