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      Essi sono schiavi del disordine loro spirituale, sono mancipii delle formule fisse: se la storia è sviluppo, è divenire, è dialettica continua, chi ha una «dottrina» basata sulla fissità non comprende la storia, è uno schiavo degli avvenimenti, non è un creatore, non è un uomo libero come invece è l’operaio socialista che vive una dottrina, che ha una concezione del mondo fondata sulla critica e sulla dialettica.
      Nella convivenza umana, come rapporto tra individui, la libertà è un equilibrio di forze e si concreta in una organizzazione, in un ordine. In regime di proprietà privata la libertà politica (e in regime di proprietà privata la libertà può essere solo politica, perché rapporto tra individui, tra cittadini e non tra comunità di produttori, tra associazioni, come sarà in regime comunista) è condizionata dal possesso dei beni materiali, o dall’essere al servizio di chi possiede i beni materiali. Non si può dire quindi che il regime borghese non sia un regime di libertà; tutta la storia è un succedersi di regimi di libertà, ma di libertà individuale o politica, cioè libertà formale per tutti e libertà effettiva per i possessori dei mezzi di produzione e di scambio. Quando lo Stato era «possesso» individuale, era libero solo il tiranno e i suoi sicofanti; quando lo Stato divenne possesso dei proprietari capitalistici e terrieri, divennero liberi i proprietari capitalistici e terrieri. Quando lo Stato sarà «posseduto» dai lavoratori, i lavoratori diventeranno liberi.
     
      La parola «Stato» fa inalberare gli anarchici.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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