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      Ma la sollecitudine, che le borghesie dell’occidente mettono a diffamare il moto bolscevico e a soffocarne il focolaio, basterebbe se non altro a dimostrare ch’esse intuiscono chiaramente l’enormità del pericolo che le minaccia.
      L’incendio acceso nella Russia è di cosí gran mole, e cosí intenso, e cosí durevole, che non può essere per nulla paragonabile con altri analoghi atti che si possono segnalare nella storia. Tumulto dei Ciompi, jacquerie del Medioevo francese, moti anabattisti di Germania, Comune parigina del ’71 sono innocenti fuochi fatui in suo confronto. Il proletariato dei due mondi ha istintivamente preso coscienza della assoluta novità e dell’importanza decisiva dell’esperimento russo. Il suo destino come classe ne dipende: de re sua agitur. Questo spiega la profonda commozione che pervade l’anima della folla lavoratrice dinanzi alla maggior tragedia sociale della storia.
      Accadde qualche cosa di simile negli spiriti delle medie e colte classi europee di fronte agli avvenimenti della Francia rivoluzionaria che segnavano la riscossa del terzo stato contro gli ordini privilegiati e l’assolutismo monarchico.
      Perfino nei paesi anglo-sassoni, perfino nella democrazia nord-americana, le masse operaie staccandosi dal corporativismo tradizionale, accennano a gettarsi nella mischia sociale, sventolando ben altre bandiere di lotta e di rivendicazione. Ciò che nel sistema politico antebellico fu per l’Europa borghese la Russia degli zar, sarà domani per l’Europa proletaria la Russia dei Soviet.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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