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      Il sindacalismo unisce gli operai secondo lo strumento di lavoro o secondo la materia da trasformare, cioè il sindacalismo unisce gli operai a seconda della forma che loro imprime il regime capitalista, il regime dell’individualismo economico. Il servirsi di uno strumento di lavoro piuttosto che di un altro, il modificare una determinata materia piuttosto che un’altra, rivela capacità e attitudini disparate alla fatica e al guadagno; l’operaio si fissa in questa sua capacità e in questa sua attitudine e la concepisce non come un momento della produzione, ma come un puro mezzo di guadagno.
      Il sindacato di mestiere o di industria, unendolo con i suoi compagni di quel mestiere o di quell’industria, con quelli che nel lavoro usano il suo stesso strumento o che trasformano la stessa materia che egli trasforma, contribuisce a rinsaldare questa psicologia, contribuisce ad allontanarlo sempre piú da un suo possibile concepirsi come produttore, e lo porta a considerarsi «merce» di un mercato nazionale e internazionale che stabilisce, col gioco della concorrenza, il proprio prezzo, il proprio valore.
      L’operaio può concepire se stesso come produttore, solo se concepisce se stesso come parte inscindibile di tutto il sistema di lavoro che si riassume nell’oggetto fabbricato, solo se vive l’unità del processo industriale che domanda la collaborazione del manovale, del qualificato, dell’impiegato di amministrazione, dell’ingegnere, del direttore tecnico. L’operaio può concepire se stesso come produttore se, dopo essersi inserito psicologicamente nel particolare processo produttivo di una determinata officina (per es. a Torino, di una officina automobilistica) e dopo essersi pensato come un momento necessario e insopprimibile dell’attività di un complesso sociale che produce l’automobile, supera questa fase e vede tutta l’attività torinese dell’industria produttrice di automobili, e concepisce Torino come una unità di produzione che è caratterizzata dall’automobile e concepisce una grande parte dell’attività generale del lavoro torinese come esistente e sviluppantesi solo perché esiste e si sviluppa l’industria dell’automobile, e quindi concepisce i lavoratori di queste molteplici attività generali come anch’essi produttori della industria dell’automobile, perché creatori delle condizioni necessarie e sufficienti per la esistenza di questa industria.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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