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      Il movimento dei commissari sarebbe nato e si svilupperebbe solo per sostituire Borghi a Buozzi o a D’Aragona? Il movimento dei commissari è la negazione di ogni forma di individualismi e di personalismi. Esso è l’inizio di un grande processo storico, nel quale la massa lavoratrice acquista coscienza della sua inscindibile unità basata sulla produzione, basata sull’atto concreto del lavoro, e dà una forma organica a questa sua coscienza, costruendosi una gerarchia, esprimendo questa gerarchia dalla sua intimità piú profonda, perché essa sia se stessa come volontà consapevole di un preciso fine da raggiungere, di un grande processo storico che irresistibilmente, nonostante gli errori che individui possono commettere, nonostante le crisi che le condizioni nazionali e internazionali possono determinare, irresistibilmente culminerà nella dittatura proletaria, nell’Internazionale comunista.
      La teoria sindacalista non ha mai espresso una simile concezione del produttore e del processo di sviluppo storico della società dei produttori; non ha mai indicato che all’organizzazione dei lavoratori si dovesse imprimere questa direzione e questo senso. Ha teorizzato una particolare forma dell’organizzazione, il sindacato di mestiere e di industria, e ha costruito, sí, su una realtà, ma su una realtà che aveva una forma impressa dal regime capitalistico di libera concorrenza della proprietà privata della forza-lavoro; ha costruito quindi solo una utopia, un gran castello di astrazioni.
      La concezione del sistema dei Consigli, fondato sulla potenza della massa lavoratrice organizzata per sede di lavoro, per unità di produzione, trae le sue origini dalle esperienze storiche concrete del proletariato russo, è il risultato dello sforzo teorico dei compagni comunisti russi, non sindacalisti, ma socialisti rivoluzionari.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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