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      I partiti politici nascevano piuttosto dalla necessità di sistemare la posizione dell’Italia nell’internazionale capitalista, e la loro azione era rivolta a costringere l’apparato nazionale di produzione nella forma imposta dagli imperialismi economici stranieri. Da queste condizioni morbose di vita economico-politica è stata determinata la fortuna del pugno di facinorosi e di avventurieri che precipitò l’Italia in guerra.
      Durante la guerra si è verificata, nel corpo sociale della popolazione italiana, una serie di fenomeni di una gravità e una portata storica eccezionali. Le forze politiche organizzate, che dominavano e imprimevano una forma alla società italiana, hanno subíto un processo di disintegrazione totale, hanno perduto ogni contatto gerarchico con le masse. E le masse sono entrate in movimento. Premute, tiranneggiate, sfruttate, affamate dalla implacabile macchina dello Stato borghese, le masse hanno acquistato un senso e una direzione. L’individualismo animalesco, proprio delle popolazioni arretrate e senza cultura, è morto. Gli uomini si sono aggruppati, l’umanità italiana è diventata società, finalmente. Ma qual è il senso e la direzione delle masse? È un solo senso e una sola direzione, cosciente in tutto il corpo sociale, o è solo ancora una molteplicità di movimenti incomposti di chi cerca se stesso, di chi sente la propria inorganicità e cerca diventare un organismo unitario, una compattezza, una disciplina?
      Ecco uno dei risultati che i socialisti attendono dalle elezioni, e non dei meno importanti.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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