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      Il Partito, come formazione compatta e militante di una idea, influenza questo intimo lavorío di nuove strutture, questa operosità di milioni e milioni di infusori sociali che preparano i rossi banchi coralliferi che un giorno non lontano, affiorando, spezzeranno gl’impeti della burrasca oceanica, ricondurranno la pace nelle onde, fisseranno nuovamente un equilibrio nelle correnti e nei climi; ma questo influsso è organico, è nel circolare delle idee, è nel mantenersi intatto l’apparecchio di governo spirituale, è nel fatto che i milioni e milioni di lavoratori, fondando le nuove gerarchie, istituendo gli ordini nuovi, sanno che la coscienza storica che li muove ha una incarnazione vivente nel Partito socialista, è giustificata da una dottrina, la dottrina del Partito socialista, ha un baluardo potente, la forza politica del Partito socialista.
      Il Partito rimane la superiore gerarchia di questo irresistibile movimento di masse, il Partito esercita la piú efficace delle dittature, quella che nasce dal prestigio, che è l’accettazione cosciente e spontanea di una autorità che si riconosce indispensabile per la buona riuscita dell’opera intrapresa. Guai se per una concezione settaria dell’ufficio del Partito nella rivoluzione si pretende materializzare questa gerarchia, si pretende fissare in forme meccaniche di potere immediato l’apparecchio di governo delle masse in movimento, si pretende costringere il processo rivoluzionario nelle forme del Partito; si riuscirà a deviare una parte degli uomini, si riuscirà a «dominare» la storia; ma il processo reale rivoluzionario sfuggirà al controllo e all’influsso del Partito, divenuto inconsapevolmente organismo di conservazione.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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