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      Come ottenere che la classe operaia non sia piú assillata dal problema dei viveri, che la classe operaia si rigeneri fisicamente e culturalmente e possa dedicarsi, con tutto il suo entusiasmo rivoluzionario, al lavoro industriale, alla produzione, alla ricerca e all’attuazione di nuovi modi di lavoro, di nuovi modi di produzione che siano tanti anelli saldati della catena storica che deve condurre al comunismo. I problemi immediati della classe operaia si riducono essenzialmente a uno: al problema dei viveri, al problema di instaurare un sistema di forze politiche in cui l’appropriazione dei viveri non sia piú lasciata libera, in balía della proprietà privata, ma dipenda dalle necessità del lavoro e della produzione. Il principio proletario: «Chi non lavora non mangia!» acquista ogni giorno piú significato storico concreto; appare come il principio non abbia in sé nulla di giacobino, nulla di mistico, non possa essere neppure lontanamente paragonato alla formula della rivoluzione borghese: «Eguaglianza, fraternità, libertà!». Il principio proletario è il riconoscimento esplicito di una necessità immediata, di una necessità organica della società umana che minaccia di scompaginarsi e di decomporsi insieme allo Stato borghese. Bisogna produrre, e per produrre bisogna che esista una classe operaia capace fisicamente e intellettualmente di esercitare uno sforzo eroico di lavoro: perciò è necessario che le disponibilità annonarie siano specialmente dedicate a sostenere la classe operaia, la classe dei produttori, ed è necessario che esista un potere in grado di imporre questa necessità, in grado di assicurare alla classe operaia le condizioni di nutrizione e di benessere che permettono uno sforzo di lavoro, un incremento della produzione.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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