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      La classe operaia torinese è stata sconfitta e non poteva che essere sconfitta. La classe operaia torinese è stata trascinata nella lotta; essa non aveva libertà di scelta, non poteva rimandare il giorno del conflitto perché l’iniziativa della guerra delle classi appartiene ancora ai capitalisti e al potere dello Stato borghese. Chi parla di «illusioni fallaci» sottintende necessariamente che la classe operaia deve sempre piegare il collo dinanzi ai capitalisti, sottintende necessariamente che la classe operaia deve persuadersi di essere solo una mandra di bestiame, un’accolta di bruti senza coscienza e senza volontà, che la classe operaia deve persuadersi di essere incapace di avere una propria concezione da contrapporre alla concezione borghese, di avere nozioni, sentimenti, aspirazioni, interessi contraddittori con le nozioni, i sentimenti, le aspirazioni, gli interessi della classe borghese.
      La classe operaia torinese è stata sconfitta. Continuano ad esistere in Torino le grandi officine meccaniche, nelle quali la raffinata divisione del lavoro e il continuo perfezionamento degli automatismi spinge i capitalisti alle forme piú sordide e piú irritanti di oppressione dell’uomo sull’uomo. Da queste condizioni del lavoro gli operai erano spinti incessantemente a ricercare forme di organizzazione e metodi di lotta in cui ritrovare la loro potenza e la loro figura di classe rivoluzionaria che piú non trovavano nel sindacato professionale: le stesse condizioni determineranno gli stessi impulsi rivoluzionari anche dopo la sconfitta politica.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





Stato Torino