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      La forza del Consiglio consiste nel fatto che esso aderisce alla coscienza della massa operaia, è la stessa coscienza della massa operaia che vuole emanciparsi autonomamente, che vuole affermare la sua libertà di iniziativa nella creazione della storia: tutta la massa partecipa alla vita del Consiglio e sente di essere qualcosa per questa sua attività. Alla vita del sindacato partecipa un numero ristrettissimo di organizzati; la forza reale del sindacato è in questo fatto, ma in questo fatto è anche una debolezza che non può essere messa alla prova senza gravissimi pericoli.
      Se d’altronde il sindacato poggiasse direttamente sui Consigli, non per dominarli, ma per diventarne la forma superiore, si rifletterebbe nel sindacato la tendenza propria dei Consigli a uscire in ogni istante dalla legalità industriale, a scatenare in qualsiasi momento l’azione risolutiva della guerra di classe. Il sindacato perderebbe la sua capacità a contrarre impegni, perderebbe il suo carattere di forza disciplinatrice e regolatrice delle forze impulsive della classe operaia.
      Se gli organizzati stabiliscono nel sindacato una disciplina rivoluzionaria, stabiliscono una disciplina che appaia alla massa come una necessità per il trionfo della rivoluzione operaia e non come una servitú verso il capitale, questa disciplina verrà indubbiamente accettata e fatta propria dal Consiglio, diverrà la forma naturale dell’azione svolta dal Consiglio. Se l’ufficio del sindacato diventa un organismo di preparazione rivoluzionaria, e tale appare alle masse per l’azione che riesce a svolgere, per gli uomini che lo compongono, per la propaganda che sviluppa, allora il suo carattere concentrato e assoluto sarà visto dalle masse come una maggiore forza rivoluzionaria, come una condizione in piú (e delle piú importanti) per il successo della lotta impegnata a fondo.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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