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      Occorre subito dire che il Sorel non è in modo alcuno responsabile della grettezza e della rozzezza spirituale dei suoi ammiratori italiani, come Carlo Marx non è responsabile delle assurde pretese ideologiche dei «marxisti». Sorel è, nel campo della ricerca storica, un «inventore», egli non può essere imitato, egli non pone al servizio dei suoi aspiranti discepoli un metodo che possa sempre e da tutti applicarsi meccanicamente con risultati di scoperte intelligenti. Per il Sorel, come per la dottrina marxista, il cristianesimo rappresenta una rivoluzione nella pienezza del suo sviluppo, una rivoluzione cioè che è giunta fino alle sue estreme conseguenze, fino alla creazione di un nuovo ed originale sistema di rapporti morali, giuridici, filosofici, artistici, assumere questi risultati come schemi ideologici di ogni rivoluzione, ecco il rozzo e inintelligente tradimento della intuizione storica soreliana, la quale può dare solo origine a una serie di ricerche storiche sui «germi» di una civiltà proletaria che devono esistere, se è vero (come è vero per il Sorel) che la rivoluzione proletaria è immanente nel seno della società industriale moderna, e se è vero che anche da essa risulterà una regola di vita originale e un sistema di rapporti assolutamente nuovi, caratteristici della classe rivoluzionaria. Che significato può dunque avere l’affermazione che, a differenza dei primi cristiani, gli operai non sono casti, non sono temperanti, non sono originali nel loro metodo di vita?


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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