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      La reazione è il tentativo di uscire dalla situazione attuale con una nuova guerra, è il tentativo di colmare, col saccheggio delle nazioni vicine, il deficit del bilancio interno, è la naturale, fisiologica espressione del regime di proprietà privata e nazionale che vuole ad ogni costo salvarsi dall’abisso.
      La reazione è sempre esistita in Italia; essa non minaccia di sorgere ora per colpa dei comunisti. La reazione è il venir meno dello Stato legale: non da oggi lo Stato legale è venuto meno, e non è precisamente venuto meno per colpa dei comunisti. Era un comunista D’Annunzio, che ammutinava soldati e generali contro il governo «legittimo»? Era un comunista Millo, che rifiuta ubbidienza ai suoi superiori «legittimi»? Erano comunisti gli incendiari dell’Avanti! di Milano e di Roma? Era comunista Cadorna quando nel 1917 preparava la dittatura militare? Sono comunisti i fornitori militari e gli speculatori che hanno rastrellato la ricchezza nazionale e l’hanno esportata all’estero? Questo quadro è il quadro della reazione italiana, che nessun governo ha cercato neppure di soffocare, che ogni governo anzi ha sollecitato, ha promosso, ha aiutato piú o meno apertamente; ogni impresa della reazione è rimasta impunita, ogni eccesso della delinquenza reazionaria è stato legalizzato, perché non è stato sanzionato dalla giustizia punitiva. È un delitto incendiare un giornale socialista? No, poiché i colpevoli di simile delitto, conosciuti, confessi, non sono stati arrestati, hanno anzi potuto organizzare altre imprese del genere.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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