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      Conduce una campagna feroce contro l’on. Nitti presidente del Consiglio, campagna che giunge fino all’aperto invito ad assassinare il primo ministro; lascia tranquillo l’on. Giolitti e gli permette di portare «felicemente» a termine la liquidazione dell’avventura fiumana; l’atteggiamento del fascismo verso Giolitti ha subito segnato la fortuna di D’Annunzio e ha posto in rilievo il vero fine storico dell’organizzazione della piccola borghesia italiana. Quanto piú forti sono diventati i «fasci», quanto meglio inquadrati sono i loro effettivi, quanto piú audaci e aggressivi essi si dimostrano contro le Camere del lavoro e i comuni socialisti, tanto piú caratteristicamente espressivo è stato il loro atteggiamento verso il D’Annunzio invocante l’insurrezione e le barricate. Le pompose dichiarazioni di «vero rivoluzionarismo» si sono concretate in un petardo inoffensivo fatto esplodere sotto un androne della Stampa!
      La piccola borghesia, anche in questa sua ultima incarnazione politica del «fascismo», si è definitivamente mostrata nella sua vera natura di serva del capitalismo e della proprietà terriera, di agente della controrivoluzione. Ma ha anche dimostrato di essere fondamentalmente incapace a svolgere un qualsiasi compito storico: il popolo delle scimmie riempie la cronaca, non crea storia, lascia traccia nel giornale, non offre materiali per scrivere libri. La piccola borghesia, dopo aver rovinato il parlamento, sta rovinando lo Stato borghese: essa sostituisce, in sempre piú larga scala, la violenza privata all’«autorità» della legge, esercita (e non può fare altrimenti) questa violenza caoticamente, brutalmente, e fa sollevare contro lo Stato, contro il capitalismo, sempre piú larghi strati della popolazione.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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