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      Ecco perché la prima fase della lotta si presenterà come lotta per una determinata forma di organizzazione. Questa forma di organizzazione non può essere che il Consiglio di fabbrica e l’organizzazione, accentrata nazionalmente, del Consiglio di fabbrica. Questa lotta deve avere come risultato la costituzione di un Consiglio nazionale della classe operaia che sia eletto, in tutti i suoi gradi, dal Consiglio di fabbrica al Consiglio urbano, al Consiglio nazionale, con sistemi e secondo una procedura fissati dalla classe operaia stessa, non dal Parlamento nazionale, non dal potere borghese. Questa lotta deve essere condotta nel senso di dimostrare alle grandi masse della popolazione che tutti i problemi esistenziali dell’attuale periodo storico, i problemi del pane, del tetto, della luce, del vestito, possono essere risolti solo quando tutto il potere economico, e quindi tutto il potere politico, sarà passato nelle mani della classe operaia, deve cioè essere condotta nel senso di organizzare intorno alla classe operaia tutte le forze popolari in rivolta contro il regime capitalista, per ottenere che la classe operaia effettivamente diventi classe dirigente e guidi tutte le forze produttive a emanciparsi attraverso l’attuazione del programma comunista. Questa lotta deve servire a porre la classe operaia in grado di scegliere nel proprio seno gli elementi piú capaci ed energici per farne i suoi nuovi capi industriali, i suoi nuovi guidatori nel lavoro di ricostruzione economica.
      Da questo punto di vista il disegno di legge presentato dall’onorevole Giolitti alla Camera dei deputati rappresenta solo un mezzo di agitazione e di propaganda.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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