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      Non è perciò questa l’ora della demagogia e delle parole rimbombanti: è l’ora delle fredde responsabilità in chi dirige, è l’ora della illimitata fiducia delle masse nell’organismo qualificato, per la sua posizione nazionale e internazionale, a dirigere le masse nella tremenda situazione creatasi in Italia. Ogni operaio che abbia consapevolezza dei suoi doveri di classe, ogni maestranza di fabbrica, ogni organizzazione sindacale, deve in questo momento dare ai suoi fiduciari e ai suoi delegati questo ordine preciso e netto: disciplina di ferro ai deliberati del Partito comunista, voto di fiducia all’Internazionale comunista che ha guidato alla vittoria e alla libertà il proletariato russo e dirige con polso fermo e occhio sicuro la rivoluzione mondiale.
     
     
      Funzionarismo(52)
     
     
      Il Congresso confederale di Livorno è terminato. Nessuna parola nuova, nessun indirizzo è venuto fuori da questo congresso. Invano le grandi masse popolari italiane hanno atteso di essere orientate, invano hanno atteso una parola d’ordine che le illuminasse, che riuscisse a calmare il loro spasimo e a dare una forma alla loro passione. Il congresso non ha impostato e non ha risolto neppure uno dei problemi vitali per il proletariato nell’attuale periodo storico: né il problema dell’emigrazione, né il problema della disoccupazione, né il problema dei rapporti tra operai e contadini, né il problema delle istituzioni che meglio possono contenere lo sviluppo della lotta di classe, né il problema della difesa materiale degli edifici di classe e della integrità personale dei militanti operai.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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