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      Ogni aumento di salari aumenta di dieci volte il costo della vita, ogni tentativo di conquistare un po’ di libertà suscita le ire bestiali e le ritorsioni feroci dei padroni. L’aumento del numero di deputati, l’accrescimento del potere delle organizzazioni e la conquista di duemila comuni hanno indotto i borghesi ad armarsi, a perseguitare con le armi gli operai ed i contadini, ad incendiare le loro case, a distruggere le loro istituzioni, a ridurre intere regioni a un regime che è peggiore di quello della schiavitú, perché non vi è piú legge, non v’è piú diritto all’infuori della legge del pugno e del bastone e del diritto della rivoltella spianata sul viso dei lavoratori e contro il petto delle loro donne dei loro bambini.
      Che vuol dire ciò? A che cosa tende la borghesia con questo esercizio di violenza? A dimostrare ai proletari che sino a che essa ha nelle mani il potere non ci si deve fare illusione che sia possibile conquistare gradualmente giustizia e libertà.
      Bisogna che il potere stesso passi ai lavoratori, ma essi non potranno mai averlo fino a che si illudono di poterlo conquistare ed esercitare attraverso gli organi dello Stato borghese.
      L’azione sindacale di difesa, la costituzione di organi, di esperimenti socialisti in regime borghese, la conquista di sempre nuovi posti negli organismi coi quali i borghesi governano la società, tutto ciò oggi non basta, non serve piú. Altro occorre se non si vuole essere sopraffatti e perdere tutto. Occorre che dominatori di tutta la società diventino gli operai, i contadini, i lavoratori di ogni categoria, che essi abbiano il potere e lo esercitino attraverso istituti nuovi, i quali diano alla società una nuova forma e una ferrea disciplina di ordine e di lavoro per tutti.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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