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      Nelle fabbriche bisogna che i gruppi comunisti costringano le Commissioni interne a pronunciarsi sulla proposta del Comitato sindacale comunista centrale; dove le Commissioni interne sono costituite da opportunisti o da indifferenti, bisogna rivolgersi direttamente alle maestranze, provocare le dimissioni della Commissione interna e far nuove elezioni sulla base delle proposte comuniste. Non bisogna scoraggiarsi per qualsiasi insuccesso: se le maestranze non rispondono al primo appello, bisogna intensificare la propaganda e l’agitazione. In molte fabbriche italiane gli operai comunisti sono stati licenziati e sono disoccupati. Questi compagni devono operare dall’esterno, formare dei comitati esterni alla fabbrica dove lavoravano, avvicinare individualmente gli operai socialisti o senza partito che essi conoscono come onesti e leali, convincerli a costituire dei gruppi di difesa sindacale. Naturalmente questo minuto e molteplice lavoro di fabbrica, di gruppi, di individui deve poi centralizzarsi e sistemarsi nei comitati comunisti delle singole leghe e nei comitati delle Camere del lavoro, in modo che sia possibile preparare e organizzare le assemblee delle leghe, con gli oratori preventivamente scelti, con le mozioni già scritte, e bisogna informare i giornali del partito dei risultati ottenuti, denunziando gli intrighi dei funzionari riformisti, esponendo obiettivamente lo stato d’animo delle masse lavoratrici che si scuotono dalla loro apatia e vogliono rientrare nel terreno della lotta.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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