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      La cosa non fa alcuna meraviglia a noi comunisti. I compagni operai che hanno seguito nell'Ordine Nuovo settimanale la campagna svolta per il movimento dei Consigli di fabbrica ricordano senza dubbio come sia stato da noi previsto anche per l'Italia questo fenomeno che si era già verificato negli altri paesi e poteva quindi già allora essere assunto come universale, come una delle manifestazioni piú caratteristiche dell'attuale periodo storico.
      L'organizzazione sindacale, avesse un'etichetta riformista, anarchica o sindacalista, aveva dato luogo al sorgere di tutta una gerarchia di piccoli e grandi capi, le cui note caratteristiche erano specialmente la vanità, la mania di esercitare un potere incontrollato, l'incompetenza, la sfrenata demagogia. La parte piú ridicola e assurda era rappresentata in tutta questa commedia dagli anarchici, i quali tanto piú erano autoritari quanto piú strillavano contro l'autoritarismo, tanto piú sacrificavano la reale volontà delle grandi masse e la fioritura spontanea delle loro tendenze libertarie quanto piú ululavano di volere libertà, autonomia, spontaneità di iniziativa. Specialmente in Italia il movimento sindacale cadde in basso e divenne gazzarra da fiera: ognuno voleva creare il suo «movimento», la sua «organizzazione», la «sua vera unione» dei lavoratori. Borghi rappresentò una ditta brevettata, De Ambris un'altra ditta brevettata, D'Aragona una terza ditta brevettata, Sbrana e Castrucci una quarta ditta brevettata, il capitano Giulietti una quinta ditta brevettata.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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