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      Ma questa dimostrazione della avversione del proletariato alla reazione e al fascismo, dello spirito di classe che tuttora anima le grandi moltitudini di lavoratori, non è abbastanza per poter aver ragione del fascismo e della reazione. Il fascismo non sarà soffocato da unanimità platoniche: le rivoltelle e i pugni non saranno resi impotenti col gettarvi sopra una materassa. Il fascismo non ha il numero, ma ha la organizzazione, unitaria e centralizzata, ed è in ciò la sua forza, integrata nella centralizzazione del potere ufficiale borghese.
      L'Alleanza del lavoro che oggi ha permesso di raggruppare masse imponenti deve divenire capace di inquadrarle con disciplina unitaria. Qui è il compito dei comunisti, nel conseguire questo risultato, verso il quale non si è fatto che il primo passo. Quando sarà possibile che le grandi adunate possano contare sul concorso proletario, e nello stesso tempo su una razionale preparazione delle nostre forze, allora il proletariato potrà dominare il suo nemico. In questo Primo Maggio si è potuto notare che i comizi e i movimenti concordati dalle organizzazioni alleate mancavano un po' di preparazione organizzativa anche al modesto effetto della loro protezione dagli attacchi avversari, e questo dipendeva dal fatto che non era ben chiaro chi avesse organizzato i comizi e disposto il piano del loro svolgimento sotto tutti gli aspetti. I comitati locali dell'Alleanza non sono che di recente formazione, e non hanno chiara consistenza organizzativa, e sufficienti poteri.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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