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      Fu questo un errore e oggi possiamo valutarne tutta la estensione per le conseguenze che esso ha avuto. In verità le deliberazioni del secondo Congresso erano l'interpretazione viva della situazione italiana, come di tutta la situazione mondiale, ma noi, per una serie di ragioni, non muovemmo, per la nostra azione, da ciò che succedeva in Italia, dai fatti italiani che davano ragione al secondo Congresso, che erano una parte e delle piú importanti della sostanza politica che animava le decisioni e le misure organizzative prese dal secondo Congresso: noi, però, ci limitammo a battere sulle quistioni formali, di pura logica, di pura coerenza, e fummo sconfitti, perché la maggioranza del proletariato organizzato politicamente ci diede torto, non venne con noi, quantunque noi avessimo dalla nostra parte l'autorità e il prestigio dell'Internazionale che erano grandissimi e sui quali ci eravamo fidati. Non avevamo saputo condurre una campagna sistematica, tale da essere in grado di raggiungere e di costringere alla riflessione tutti i nuclei e gli elementi costitutivi del Partito socialista, non avevamo saputo tradurre in linguaggio comprensibile a ogni operaio e contadino italiano il significato di ognuno degli avvenimenti italiani degli anni 1919-20: non abbiamo saputo, dopo Livorno, porre il problema del perché il Congresso avesse avuto quella conclusione, non abbiamo saputo porre il problema praticamente, in modo da trovarne la soluzione, in modo da continuare nella nostra specifica missione che era quella di conquistare la maggioranza del proletariato.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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