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      Nell'articolo Contro il pessimismo pubblicato nel numero scorso abbiamo accennato alla linea che il nostro Partito deve tenere nei suoi rapporti coll'Internazionale comunista. Quell'articolo, non fu l'espressione di un solo individuo, ma il risultato di tutto un lavoro di affiatamento e di scambio di opinioni tra i vecchi redattori e amici dell'Ordine Nuovo; prima di essere un inizio fu dunque la risultante del pensiero di un gruppo di compagni, ai quali non si può negare certamente di conoscere per esperienza diretta e per lunga consuetudine di lavoro attivo i bisogni del nostro movimento. L'articolo ha suscitato qualche reazione che non ci ha meravigliato, perché è ineluttabile che tre anni di terrorismo e quindi di assenza di grandi discussioni abbiano creato, anche fra ottimi compagni, un certo spirito settario di frazione. Questa constatazione potrebbe dar luogo a tutta una serie di conseguenze: la piú importante ci pare quella della necessità di tutto un lavoro per far raggiungere alle masse del nostro Partito un livello politico uguale a quello raggiunto dai piú grandi partiti dell'Internazionale. Noi siamo oggi, relativamente, per le condizioni create dal terrore bianco, un piccolo partito, ma dobbiamo considerare la nostra attuale organizzazione, date le condizioni in cui vive e si sviluppa, come l'elemento destinato a inquadrare un grande partito di massa. Da questo punto di vista dobbiamo vedere tutti i nostri problemi e giudicare anche i singoli compagni. Si paragona spesso il periodo fascista al periodo della guerra.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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