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      Il nostro Partito è una frazione organizzata del proletariato e della massa contadina, delle classi che oggi sono oppresse e schiacciate dal fascismo; se il nostro Partito non trovasse anche per oggi soluzioni autonome, proprie, dei problemi generali, italiani, le classi che sono la sua base naturale si sposterebbero nel loro complesso verso le correnti politiche che di tali problemi diano una qualsiasi soluzione che non sia quella fascista. Se ciò avvenisse, il fatto avrebbe un immenso significato storico, vorrebbe dire che l'attuale non è un periodo rivoluzionario socialista, ma che viviamo ancora in un'epoca di sviluppo borghese capitalistico, che non solo mancano le condizioni soggettive, di organizzazione, di preparazione politica, ma anche quelle oggettive, materiali per l'avvento del proletariato al potere. Allora veramente si porrebbe anche a noi il problema di assumere non una posizione autonoma rivoluzionaria, ma di semplice frazione radicale delle opposizioni costituzionali, chiamate dalla storia ad essere le realizzatrici della «rivoluzione borghese», di una tappa cioè, imprescindibile e inevitabile del processo che sboccherà nel socialismo. La situazione italiana autorizza forse a credere ciò? Lo stesso S. non lo crede, perché scrive che il compito delle opposizioni costituzionali sarà cronologicamente brevissimo, senza immediati sviluppi, altro che per una rivoluzione proletaria. S. si riferisce al periodo della guerra, pone come esemplare l'atteggiamento del Partito socialista durante la guerra.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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