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      Quanto assurdo sia tale riferimento e come esso dia torto al suo autore, appare subito, anche dopo una piccola e affrettata analisi. Il neutralismo socialista fu una tattica essenzialmente opportunista, dettata dal tradizionale bisogno di tenere in equilibrio le tre tendenze di cui il Partito si componeva, che indicheremo coi tre nomi di Turati, Lazzari, Bordiga, niente altro: essa non fu una linea politica stabilita dopo un esame delle circostanze e dei rapporti di forza esistenti in Italia nel 1914-15, essa risultò dalla concezione dell'«unità del Partito sopra tutto, anche sopra la rivoluzione» che è propria ancora del massimalismo. Che l'amico S. abbia, solo dopo la rivoluzione di novembre e la rotta di Caporetto, fatta la scoperta che le armi erano nelle mani degli operai-soldati, dimostra solo come questa tattica opportunistica avesse lasciato all'oscuro le masse socialiste sulle discussioni che erano già avvenute a questo proposito nel campo internazionale. La sinistra di Zimmerwald aveva fin dal 1915 fatta questa «scoperta», che aveva determinato la tattica del Partito bolscevico russo: perciò alla rotta degli eserciti russi, dopo le offensive imposte al governo di Kerensky dall'Intesa, seguí la rivoluzione proletaria, la trasformazione della guerra imperialista in guerra civile; alla rotta di Caporetto seguí solo una mozione in cui ci si limitava a riaffermare l'opposizione parlamentare al governo e il rigetto dei crediti militari.
      L'atteggiamento tenuto durante la guerra dal Partito socialista italiano illumina anche gli avvenimenti posteriori fino al Congresso di Livorno, fino al Congresso socialista di Roma e alla formazione del Partito unitario.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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