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      Non ha senso dire: «Noi vi daremo questo quando avremo vinto». Bisogna anzitutto lottare per quello che si vuole. La nostra richiesta di libertà ai prigionieri politici, di libertà alle organizzazioni operaie, di aiuto ai contadini poveri non sono che la piattaforma dell'azione che si deve condurre contro il fascismo. Sono semplici obbiettivi per l'azione, per ridare alle classi lavoratrici forza e fiducia nella propria capacità di lotta. Se questo vuol dire discreditare le opposizioni, noi abbiamo ragione di pensare che esse amano il silenzio per non essere obbligate alla lotta contro il fascismo.
     
     
      Il destino di Matteotti(23)
     
     
      Esiste una crisi della società italiana, una crisi che trae la sua origine dai fattori stessi di cui questa società è costituita e dai loro irriducibili contrasti; esiste una crisi che la guerra ha accelerata, approfondita, resa insuperabile. Da una parte vi è uno Stato che non si regge perché gli manca l'adesione delle grandi masse e gli manca una classe dirigente che sia capace di conquistargli questa adesione; dall'altra parte vi è una massa di milioni di lavoratori i quali si sono lentamente venuti risvegliando alla vita politica, i quali chiedono di prendere ad essa una parte attiva, i quali vogliono diventare la base di uno «Stato» nuovo in cui si incarni la loro volontà. Vi è da una parte un sistema economico che non riesce piú a soddisfare i bisogni elementari della maggioranza enorme della popolazione, perché è costruito per soddisfare gli interessi particolari ed esclusivisti di alcune ristrette categorie privilegiate: - vi sono dall'altra parte centinaia di migliaia di lavoratori i quali non possono piú vivere se questo sistema non viene modificato dalle basi.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





Matteotti Stato