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      Essi hanno avuto il destino che loro conveniva, di succedersi e intrecciarsi senza lasciare nessuna traccia profonda. Ma nemmeno sui tentativi fatti nel campo nostro e sulle nostre direttive si può dire molto di diverso. Essi ebbero anzitutto sempre carattere sporadico, e inoltre non portarono mai a risultati soddisfacenti. Ricordiamo ad esempio nel 1919-1920. La scuola allora iniziata a Torino tra un grande fervore di entusiasmo e in condizioni assai favorevoli non durò nemmeno tutto il tempo necessario a svolgere il programma tracciato all'inizio. Essa ebbe, nonostante ciò, una ripercussione assai favorevole nel movimento nostro, non però quello che se ne attendevano i promotori e gli allievi. Degli altri tentativi, nessuno a quanto noi conosciamo, ebbe il successo e la ripercussione di quello. Non si uscí mai dal gruppo limitato, dal piccolo circolo, dallo sforzo di pochi isolati. Non si riuscí a combattere e superare l'aridità e l'infecondità dei ristretti movimenti «culturali» borghesi.
      Motivo fondamentale di questi insuccessi l'assenza di un legame tra le «scuole» progettate o iniziate e un movimento di carattere oggettivo. L'unico caso in cui questo legame esiste, è quello della scuola dell'Ordine Nuovo di cui sopra abbiamo parlato. In questo caso però, il movimento di carattere oggettivo, - il movimento torinese di fabbrica e di partito, - è di tal mole che soverchia e quasi annulla di fronte a sé il tentativo di creare una scuola nella quale siano affinate le capacità tecniche dei militanti.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





Torino Ordine Nuovo