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      La ripresa dei partiti rivoluzionari, dopo un periodo di illegalità, è spesso caratterizzata da un irrefrenabile impulso all'azione per l'azione, dall'assenza di ogni considerazione dei rapporti reali delle forze sociali, dello stato d'animo delle grandi masse operaie e contadine, delle condizioni dell'armamento, ecc. È avvenuto cosí troppo spesso che il Partito rivoluzionario si sia fatto massacrare dalla reazione non ancora disgregata, e le cui riserve non erano state giustamente apprezzate, tra l'indifferenza e la passività delle grandi masse le quali, dopo ogni periodo reazionario, diventano molto prudenti e sono facilmente colte da panico ogni qualvolta si minaccia un ritorno alla situazione da cui sono allora allora uscite.
      È difficile, in linea generale, che tali errori non si verifichino; è perciò doveroso che il Partito se ne preoccupi e svolga una determinata attività che specialmente tenda a migliorare la sua organizzazione, ad elevare il livello intellettuale dei membri che si trovano nelle sue file nel periodo del terrore bianco e che sono destinati a diventare il nucleo centrale e piú resistente ad ogni prova e ad ogni sacrificio del Partito che guiderà la rivoluzione ed amministrerà lo Stato proletario.
      Il problema appare cosí piú largo e piú complesso. La ripresa del movimento rivoluzionario e specialmente la sua vittoria, riversano nel Partito una grande massa di nuovi elementi. Essi non possono essere respinti, specialmente se di origine proletaria, poiché appunto la loro adesione è uno dei segni piú sintomatici della rivoluzione che sta compiendosi; ma il problema si pone di impedire che il nucleo centrale del Partito sia sommerso e disgregato dalla nuova impetuosa ondata.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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