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      Ma se la Confederazione vuole per ragioni di politica interna confederale, cioè per mantenere la dirigenza confederale nelle mani dei riformisti, che solo il 7,50 per cento dei lavoratori italiani siano organizzati, essa vuole anche - per ragioni di politica generale, cioè perché il Partito riformista possa collaborare efficacemente in un governo democratico borghese, che la Confederazione, nel suo complesso, abbia una influenza sulla massa disorganizzata degli operai industriali ed agricoli e vuole, impedendo l'organizzazione dei contadini, che i partiti democratici coi quali intende collaborare mantengano la loro base sociale. Essa allora manovra nel campo specialmente delle Commissioni interne che sonoelette da tutta la massa degli organizzati e dei disorganizzati. Essa cioè, vorrebbe impedire che gli operai organizzati, all'infuori di quelli della tendenza riformista, presentassero liste di candidati per le Commissioni interne, vorrebbe che i comunisti, anche dove sono in maggioranza nella organizzazione sindacale locale e tra gli organizzati delle singole officine, votassero per disciplina le liste della minoranza riformista. Se questo programma organizzativo riformista fosse da noi accettato, si arriverebbe di fatto all'assorbimento del nostro Partito da parte del Partito riformista e nostra sola attività rimarrebbe l'attività parlamentare.
     
      Il compito delle «cellule»
      D'altronde come possiamo lottare contro l'applicazione e la realizzazione di un tale programma senza determinare una scissione che noi assolutamente non vogliamo determinare?


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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