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      Era questa una situazione esistente nel Partito socialista e che si riflette a nostro danno al Congresso di Livorno. Continuò a sussistere in parte sotto altre forme per la tendenza suscitata dal compagno Bordiga a ritenere speciale titolo di nobiltà il dirsi seguaci di una cosiddetta «sinistra italiana». In questo campo il compagno Bordiga ha ricreato una situazione simile a quella creata dal compagno Serrati dopo il II Congresso e che portò alla esclusione dei massimalisti dalla IC. Egli cioè crea una specie di patriottismo di partito che rifugge dall'inquadrarsi in una organizzazione mondiale. Ma la debolezza massima del nostro Partito è quella caratterizzata dal compagno Lenin nel punto terzo: l'amore per le pose rivoluzionarie e per le superficiali frasi scarlatte è il tratto piú rilevante non del Bordiga stesso, ma degli elementi che dicono di seguirlo. Naturalmente il fenomeno dell'estremismo bordighiano non è campato in aria. Esso ha una duplice giustificazione. Da una parte è legato alla situazione generale della lotta di classe nel nostro paese, e cioè al fatto che la classe operaia è la minoranza della popolazione lavoratrice e che essa è agglomerata prevalentemente in una sola zona del paese. In una tale situazione, il Partito della classe operaia può essere corrotto dalle infiltrazioni delle classi piccolo-borghesi, che pur avendo interessi contrari come massa agli interessi del capitalismo, non vogliono però condurre la lotta fino alle sue estreme conseguenze. Dall'altro ha contribuito a consolidare l'ideologia di Bordiga la situazione in cui venne a trovarsi il Partito socialista fino a Livorno e che Lenin caratterizzò cosí nel suo libro L'estremismo come malattia infantile del comunismo: «In un partito dove c'è un Turati e c'è un Serrati che non lotta contro Turati, è naturale che ci sia un Bordiga». Non è però naturale che il compagno Bordiga si sia cristallizzato nella sua ideologia anche quando Turati non era piú nel Partito, non vi era lo stesso Serrati e Bordiga in persona conduceva la lotta contro l'uno e contro l'altro.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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