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      Perciò abbiamo incrudelito, forse oltre misura, nell'aggressione a ciò che ci pareva inutile sentimentalismo e sterile amore per le vecchie formule e i vecchi simboli. Ma, in verità, la nostra generazione, appunto perché troppo giovane, appunto perché non aveva lottato per formare ciò che pure era una struttura organizzativa del Partito, e una tradizione, appunto perché non si era potuta appassionare per l'opera dei primi pionieri, appunto per tutto questo poteva percepire piú distintamente la insufficienza della vecchia generazione a svolgere i compiti resi necessari dall'approssimarsi della bufera reazionaria. Noi delle giovani generazioni rappresentavamo, in realtà, la nuova situazione nella quale anche la classe nemica, pur di conservare il potere e di schiacciare il proletariato, avrebbe distrutto le vecchie forme dello Stato create dalla giovane borghesia del Risorgimento: erano quelli, e sono rimasti, tempi di ferro e di fuoco, in cui solo rischia di avere ragione chi fa le ipotesi piú pessimistiche.
      La grandezza del compagno Serrati e la prova, d'altronde non necessaria, di quanto la sua passione unitaria fosse profondamente sincera e dolorosa, è data dal fatto che egli, per rientrare nelle file dell'Internazionale comunista, determinò una nuova scissione e fu espulso dal Partito che pareva essere la sua creatura. La realtà fu che, con la venuta di Serrati nel nostro Partito, si chiudeva un intiero periodo della storia del movimento operaio in Italia. Le vecchie generazioni del socialismo rivoluzionario italiano, dopo aver esitato a lungo e dolorosamente, si decidevano.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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