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      Anche in consiglio comunale la sua preoccupazione costante e rilevante è quella che si profila verso il banco del gruppo cattolico. «Aria ai monti», dopo il discorso in onore di un noto cardinale di fresco ordinato da Benedetto il tedescofilo e pur sempre prigione di colui che detiene, è quasi riuscito a far dimenticare ai cattolici torinesi il suo grasso e grosso epicureismo arricchitosi collo spaccio di liquori.
      Oso sperare che l'invocazione di «aria ai monti» non sia vana e che un'altra e piú grande decorazione gli venga concessa.
      E cosí sia...
      (2 febbraio 1916).
     
     
      IL MANTENUTO
     
      Toh! finalmente lo rivedo. È piú che mai repellente. Ma è proprio lui in carne ed ossa. Ecco: S. E. trascina la sua noia di uomo scontroso nei laboratori degli indumenti militari ove il clericale Zaccone sta immortalandosi. Vedo che intorno al capo del governo strisciano ancora le piú nauseanti e lombricali adulazioni, il presidente sorride di un sorriso indefinibile: è ironia, o compiacenza? Chissà?
      Ma eccolo, eccolo lí quel picco empiastro di scetticismo e di egoismo dappresso all'uomo di governo, eccolo a proferire le sue adulazioni — l'on. Quindicilire. È il vice presidente del comitato di preparazione e magna pars del comitato contro lo spionaggio; è quegli che invocava in una riunione di allievi ufficiali i fulmini contro di noi nemici interni; è il direttore di una grande formidabile azienda cooperativa socialista; è l'on. Nofri, il politicante, il trafficante che non crede piú nemmeno al riformismo, che fra tante brutture dà ancora l'operosità inquieta e nostalgica di Angiolo Cabrini e l'abnegazione di Leonida Bissolati.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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